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Kandinsky e i colori che suonano!

Palazzo Strozzi, una mostra,  una valigia rossa e una bambina...




Marina è una bambina che danza senza musica. Non ha bisogno, lei afferma che la musica la sente dentro, così può danzare ovunque.
Un giorno però, ha trovato la musica davanti a sé, ha riconosciuto i suoni dei colori appesi a un muro, lo sguardo gli si è aggrovigliato e ha dovuto  fare un bel po' di piroette prima di poter guardare altrove.



 




E' successo così:


Palazzo Strozzi a Firenze, una mostra sull'Avanguardia Russa, una valigia rossa e una bambina...

Nel percorso didattico proposto dal museo, in una delle schede un semplice comando:  

“fermati di fronte a un quadro di Kandinsky, prova a disegnare la sua opera nell'aria.”

In un attimo tutto è sparito intorno a noi.
Ho assistito estasiata alla Magia dell'Arte, quella Vera.
Con quel piccolo dito puntato sul quadro, molto concentrata sull'immagine, Marina ha iniziato un tracciato misurato.

Kandinsky, con un sorriso nell'anima, ha guidato quei gesti:  un punto muto, una linea stridente, una esplosione di tracciati disordinati...una melodia di colori!

Così è iniziata una danza che non prevedeva spettatori, intorno a sé la bambina ha creato uno spazio dove gli altri visitatori della mostra non hanno osato mettere piede. Trasformati in complici condiscendenti di questa esperienza si sono resi invisibili: Grazie!

 Kandinsky già sapeva, i suoi colori imprigionati nelle innumerevoli tele aspettano pazienti le anime che riescono  a suonarli.
Talvolta succede che la trovano, l'invadono senza pudore e la fanno danzare sospesa in un tempo infinito.

Kandinsky ha fatto suonare un'anima, in uno spazio riempito da tracciati intangibili e musica sorda ha sigillato un ricordo che farà crescere una bambina.

Ho rimesso la scheda nella valigia rossa, ho provato il forte  desiderio di condividere questa esperienza con la speranza de che  altri bambini  riescano  a trovare in quel semplice comando la musica dei colori...




Lo spettatore è troppo abituato a cercare un “senso”,
cioè un rapporto esteriore fra le parti del quadro.
La nostra epoca, materialista nella vita e quindi nell’arte,
ha prodotto uno spettatore e specialmente un “amatore”
che non sa porsi semplicemente di fronte a un quadro
e nel quadro cerca tutto il possibile (l’imitazione della natura,
la natura interpretata dalla psicologia dell’artista,
l’atmosfera immediata, l’anatomia, la prospettiva,
l’atmosfera esteriore) ma non cerca la vita interiore,
non lascia che il quadro agisca su di lui.
Accecato dai mezzi esteriori, non vede che cosa sanno creare,
non si accorge che possono comunicare
non solo cose ma idee e sentimenti.

Vassily Kandinsky

Citazioni da Odessie Novoski 1911, Al di là del muro 1914, Lo spirituale nell’arte, 1911Ogni opera nasce nell’inconscio.

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