Post più popolari

giovedì 10 dicembre 2015

Cezanne e Magritte stringono la mano!



Cezanne e Magritte stringono la mano


Lezione sulla differenza tra “interpretare” e rappresentare” 

Corsi di Espressione creativa e Tecniche Pittoriche 
Sede dell’AICS   
Villa S. Lorenzo, Sesto Fiorentino.
Ogni venerdì dalle 17.00 alle 18.30 e sabato dalle 10.30 alle 12.00

 




Un giorno abbiamo parlato di Cezanne e della sua Montagna Blu, che dopo quel giorno è diventata un po’ anche nostra!
Eravate stupiti quando avete capito che questo pittore aveva interpretato la stessa montagna così tante volte.
 





Vi spiegai che quando impariamo a dipingere posiamo possedere il mondo intero, ma che a volte non basta rappresentare egregiamente un’immagine. Cezanne voleva di più, lui voleva capire la grandezza spirituale di quella montagna che era lì da tanto tempo e che sapeva avrebbe vissuto anche dopo la sua morte.
Così la montagna ha contagiato altre sue opere intrufolandosi fra i panneggi delle sue nature morte. Per Cezanne la natura è Dio e la geometria ritrovata nelle sagome dei frutti che ci dona, ha il potere di renderci più saggi.










Allo stesso tempo abbiamo parlato di Magritte, il pittore dei sogni. Abbiamo visto che una pipa non è una pipa e una mela non è una mela se dipinte su un supporto. Sono, infatti, “rappresentazioni” di tali oggetti, non oggetti veri!






Durante la nostra lezione vi avevo fatto capire che quando dipingiamo possiamo scegliere se “rappresentare” un oggetto rendendolo verosimile, oppure “interpretarlo” elaborando l’informazione dentro di noi per poi far vedere al mondo come abbiamo sentito nel profondo l’essenza di quell’oggetto.
Magritte dipingeva le mele tante volte, e riusciva molto bene nell’intento, le rappresentava, ma dopo le collocava in posti insoliti, posti che vivevano solo nella sua fantasia. Lui fermava un’immagine che era solo sua e ci permetteva di vederla chiaramente anche grazie al fatto che aveva imparato a dipingere molto bene.
E’ proprio quello che vogliamo fare noi, imparare a dipingere! Dopo possiamo divertirci e rappresentare o interpretare. 






Per quella lezione, portai in aula del tessuto grigio e tante mele.  V’invitai a creare una natura morta a forma di montagna e a sistemarci sopra le mele.



Ricordo l’entusiasmo con cui partecipaste alla creazione del vostro soggetto da dipingere. Dopo dovevate decidere se interpretare o rappresentare quella natura morta. Alcuni artisti decisero di dipingere una montagna circondata da piccole casette e grandi mele. Altri provarono a dipingere quello che vedevano per farlo diventare credibile, per poi divertirsi a renderlo assurdo con una scritta: “queste non sono mele”.









Quanto erano belli quegli occhi spalancati mentre capivate che sareste riusciti a dipingere i vostri sogni, le vostre fantasie, i vostri desideri. Una rivelazione che non mi stancherò di ricordare durante il nostro tempo insieme, perché spesso le persone smettono di disegnare o dipingere per paura del risultato, per paura del giudizio degli altri: paura, sempre paura. Così non riescono mai a guardare nello specchio delle loro immagini, quello specchio che riesce a raccontare la parte più profonda di noi, la più intima, la più vera. E non ha importanza se vengono fuori macchie colorate o linee disordinate, l’importante è che per chi le fa avranno sempre un senso. Bisogna essere molto coraggiosi per decidere di guardare i nostri gesti fermati su un folio di carta e cercare di capire chi siamo. Forse è questa la vera paura che fa smettere tante persone di disegnare. 

Da questo corso usciranno persone coraggiose, veri artisti della vita, sono sicura!




venerdì 4 dicembre 2015

Gocce! Lezione sulla fantasia che si può vedere.




Gocce!

 Lezione sulla fantasia che si può vedere.







Questo post è dedicato soprattutto ai bambini che hanno aspettato con pazienza l’inizio di questo corso.

Anche per me è stata una lunga attesa!

Abbiamo iniziato solo un mese fa e già vedo tutta la vostra ricchezza di gesti e colori che andrà a riempire le pareti di quest’aula.

Avete tanta voglia d’imparare, ma anche di giocare come cuccioli.

Avete voglia di scherzare, di ridere a perdifiato, di saltare, di Vivere!

 Si sa che i veri artisti si tengono stretta l’infanzia e ne fanno un tesoro.  



Il primo giorno, per cominciare, vi ho raccontato una fiaba “ Tanto, tanto punto fa”, che ho scritto per voi. Questa fiaba serve a dimostrarvi che davanti a un foglio bianco, basta un piccolo punto per cominciare la nostra danza infinita di colori.

Durante la presentazione al computer scorrevano immagini create da Carolina, l’artista che ha illustrato la fiaba con immagini piene di energia e che accompagnate di quadri di Matisse, Cezanne, Degas e Kandinskij ci hanno consentito di entrare nel mondo dell’Arte dalla Porta Principale.


  Poi abbiamo parlato di Jung, quel signore che tanto “punto” fa disse che le nostre fantasie corrono incessanti nella nostra mente, che la maggior parte di loro ci sfuggono e che c’è un solo modo di fermarle: l’Arte.

Abbiamo fatto un esercizio di fantasia: Vi ho chiesto di chiudere gli occhi e d’immaginare che eravate in macchina in una giornata di pioggia.  Tante gocce scorrevano sul finestrino. Alcune erano ferme, solo punti sparsi!






 Alcuni di voi hanno deciso di fermare una goccia tremula su una foglia che aspetta paziente la sua caduta.


Sui vostri fogli avete fermato le immagini di quei finestrini bagnati di pioggia, avete disegnato l’immagine rimasta nella vostra memoria e siete riusciti a condividerla con il resto del mondo.

Jung aveva ragione, una fantasia non si può fotografare, ne filmare ne ascoltare, ma si può disegnare! O come spiega la nostra fiaba ”Tanto, tanto punto fa” si può interpretare con una bella danza, inventando una melodia o trasformandola in versi.   

Alcuni di voi hanno deciso di usare i colori e altri ancora hanno fatto un collage. La fantasia non si comanda, si esplora e, volendo si condivide attraverso l’Arte.




 Va bene tutto! 


A volte mentre, davanti ai vostri fogli, tentate di riscattare dall’incessante corso della fantasia qualche immagine sfuggente, continuate a chiacchiere. Allora vi chiedo gentilmente un momento di silenzio, vi chiedo di ascoltare la musica e di permettere che il ritmo delle note musicali accompagni i vostri gesti. Quando capite che in quest’aula vi è concessa l’allegria, riuscite a calare in un commovente stato di concentrazione. 
Nessuno vi deve convincere, sapete che per donare al mondo una vostra fantasia serve un attimo di silenzio. 
Quel momento a volte è lungo, a volte non dura tanto quanto mi piacerebbe, ma è sempre importante, perché la vostra energia, in quel breve istante, scende verso i vostri corpi, si concentra nei vostri gesti e finisce sul foglio. Ogni volta che io la vedo vi riempio di elogi per farvi notare la vostra grandezza. 

Voi siete grandi!